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Brocchini Luca

Published by LucaBrocchini on Saturday, July 7, 2007 - 16:44:37

Ad osservarle nella loro totalità, nelle opere di Brocchini, si individuano grandi cicli in continua, frizzante mutazione; quali variazioni o declinazioni che si accendono e mutano lentamente. A questo proposito sarà quindi corretto parlare di coerenza, ancor meglio, di armonia, per quanto di vicinanza con la musica ci permette di indovinare ogni singola tavola, nelle diverse relazioni che si vengono ad instaurare sia con la superficie del supporto che (soprattutto oggi) con l’ambiente ove trovano collocazione. Composizioni pittoriche che si caratterizzano per segno e colore:
combinazioni che si espandono sulla superficie, composizioni di superficie. E’ su di essa infatti, per certi versi così anomala (ma l'esperienze artistiche di questo secolo hanno stabilito la completa libertà espressiva e linguistica), e non al suo interno che si svolge il racconto di Brocchini: lirico, frizzante, solare invece che fatto di spessori o angoli bui, di esclusivo intimismo. E come tale la scelta dell’autore non poteva che cadere su materiali anti-accademici, poveri anch’essi insieme al supporto, e di immediatadecifrazione, di ammiccante legame con la collocazione: accreditata sia visivamente che linguisticamente. Scelte a pieno titolo culturali, ed appieno figlie del nostro tempo, per quanto di riscontro possa essere fornito da riferimenti importanti: colti fra; il Secondo Futurismo e il New Dada, - ed oggi -, dai Generali di Enrico Baj ai grandi Legni di Roberto Crippa, da Julian Schnabel alle opere, appunto, di Brocchini. Il colore vale a tutto a cucire assieme le campiture (le scritture) e gli spessori minimali di stoffe e passamanerie, e, più di recente, le trasparenze del policarbonato,laddove la fisicità del materiale diviene a tutti gli effetti segno, cifra, scrittura, guizzo di spirito, intuito e colto velocemente da Brocchini nel suo provvido e ricco repertorio di tagli, ritagli, campioni, di trame, orditi, consistenze nonché malleabilità differenti in condizione di perfetto (poetico) dialogo con le superfici con le quali si trovano ad interagire - –non ultima la parete-, imprevedibile ma ogni volta puntuale. E’ proprio in questo ambito ed in questa direzione - pratico/sensibile che potranno assumere senso i ritrovati valori di profondità, di equilibrio e di composizione, di luce e di timbro, proprio in quanto di volutamente disadorno, semplice, non blasonato viene caparbiamente perseguito in quanto forma. Tutto questo, permette di raggiungere, anche nella sua deliberata ruvidezza, la più completa e responsabile libertà espressiva, la felicità raggiunta, godibile nei risultati nel felice perseguimento di un vuoto che si fa a tutti gli effetti colore, d la possibilità di attraversare l’opera, e finalmente di coniugare un “di là” con un “di qua”, attraverso noi che stiamo osservando. Giandomenico Semeraro